IN FUGA CON IL NEMICO (ERAN RIKLIS, ISRAELE / GRAN BRETAGNA, 2012. DRAMMATICO)
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Beirut, 1982. L'anno dell'invasione del Libano decisa da Ariel Sharon. David (Stephen Dorff) è il pilota di un caccia israeliano abbattuto dai guerriglieri palestinesi. Fahed (Abdallah El Hakal) é un ragazzino palestinese che vive in un campo profughi di Beirut, e passa il suo tempo tra partite di calcio con gli amici con palloni rimediati chissà come (lo chiamano Zico, come il nomignolo del grandecalciatore brasiliano), addestramento all'azione e all' uso delle armi e scuola che frequenta molto poco, rischiando ogni giorno la vita tra le strette strade del campo profughi in cui vive con il padree il nonno. Dentro di sè, coltiva il sogno di poter tornare un giorno in Palestina. Porta sempre con se una chiave della vecchia casa del villaggio in cui i suoi antenati abitavano fino al '48 e un alberello preso dallo stesso luogo. David, invece, vuole soltanto evadere da quell'inferno e tornare da sua moglie, in Israele. Fatalmente, le loro strade e i loro sogni di libertà s'incrociano, in una storia di cui il regista, attivo sostenitore dei movimenti pacifisti israeliani e autore di film come "Il giardino di limoni " e "La sposa siriana", dedicati alla pace e alla convivenza tra i due popoli, toglie ogni banalità. Come ne "Il giardino dei limoni" (anche se qui il conflitto è maggiormente presente), a Riklis interessa mettere in evidenza il contrasto tra due persone costrette dalle circostanze a mettersi in gioco e a ridiscutere i propri pregiudizi, e tra due mondi che si ignoravano, o meglio si nutrivano di diffidenza reciproca, riscoprendo, in questo modo, la propria umanità e quella del "nemico", anche dopo l'inevitabile distacco.


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