ONE LIFE (2023, G.B. James Hawes Drammatico).
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Londra, 1939. Nicholas Winton è un ricco agente di cambio. Ma ha anche un'attività parallela e...segreta: cerca di organizzare viaggi clandestini di bambini ebrei da Praga fino in Inghilterra, servendosi di "agganci" inglesi e locali chegliconsentono di vedere di persona i bambini e rendersi conto in loco della gravità della situazione. . Ma siamo in un periodo oltre difficile per l'Europa e per il mondo: i nazisti stanno per invadere la Cecoslovacchia, bisogna fare tutto in fretta. Il precipitare della situazione impone decisioni subitanee. Ma, alla fine, 669 bambini vengono salvati e condotti in treno in Inghilterra, con tanta fatica.
Cinquant'anni dopo, l'uomo avrà una straordinaria sorpresa. E la sua opera verrà finalmente conosciuta dal grande pubblico.
La storia si svolge nel periodo prebellico, ma i continui flashback con scene ambientate cinquant'anni dopo (Anthony Hopkins, straordinario nel ruolo del protagonista anziano) offrono un bel contrasto con il centro della storia. Nick (come lo chiamano familiari e amici), conosciuto come lo Schindler britannico, viene descritto come un uomo che si lascia colpire dal dramma che incontra, e lo fa tramite l'incontro con i volti stremati e sconvolti (ma aperti comunque alla speranza) dei bambini ebrei e dei loro genitori. Rispetto a Schindler, non c'era, alla base del suo agire, un fine apparentemente utilitaristico, lui agisce come colpito direttamente dall'impatto con la dura realtà, e regista e interpreti sono molto bravi a mettere l'accento su questo aspetto, essenziale per comprendere le modalità e i fini del suo agire.
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