IL GIARDINO DI LIMONI (FRA/GER/ISR, 2008. Drammatico. Di Eram Riklis)
Su CHILI, gratis (con improvvisi inserimenti di spot pubblicitari) o con abbonamento).
Selma (interpretata dall'attrice arabo/israeliana Hiam Abbass), palestinese e vedova, ha lavorato da sempre il bel giardino di limoni lasciato a lei e alla sua famiglia dal defunto padre. Ma la proprietà si trova al confine con la casa del ministro della difesa israeliano Navon (Doron Tavory), circondata da poliziotti, tiratori scelti, soldati e agenti del Mossad, i cui capi, per la sicurezza del ministro, decidono di distruggere il giardino, temendo che eventuali terroristi possano entrarvi di nascosto. Per Salma, che con i suoi limoni ha cresciuto tre figli, è la rovina. Si fa aiutare da un giovane e affascinante avvocato di cui s'invaghisce (Ali Suliman), con cui porta il caso fino alla Corte supreme e all'attenzione dei Media di tutto il mondo. E anche della stessa moglie del ministro (Rona Lipaz-Michael) che, pur non avendo mài parlato con lei, resta colpita dalla sua grande dignità e dal suo orgoglio vedendola raccogliere i frutti prima che i soldati la malmenassero e la cacciassero via. Cerca invano di convincere il marito a tornare indietro sulla decisione. Salma vince solo parzialmente la causa, non è per nulla contenta di questa mezza vittoria, e il fidanzato si rivela un arrivista falso e vigliacco, e l'altra, avendo sperimentato l'egoismo del marito ministro, lo lascia. Ora, tra le due case, c'è un muro di grigio cemento e di reciproca incomunicabilità.
In questo film, la situazione terrible di Gaza fa da colonna sonora alla vicenda di due donne coraggiose, con i rumori delle ambulanze, il suono delle sirene e lo sfrigolare degli pneumatici delle auto che corrono all'impazzata. Il regista (quello de "La sposa siriana ", "Il responsabile delle risorse umane" e "Leggere Lolita a Teheran") si ispira parzialmente ad un episodio accaduto realmente a un vero ministro della difesa israeliano, ci costruisce sopra, con una sensibilitá notevole, due storie che poi, a guardar bene, sono UNA SOLA STORIA, di oppressione e solitudine dentro l'ambiente in cui vivono. Il regista, nella prima parte del film, le mette quasi in simbiosi tra loro, per poi quasi intrecciarle, mettendone in evidenza l'umanità fragile ma determinata e la mwedesima reazione, lo stessi senso di giustizia che si fa largo nei loro cuori di fronte allo stesso episodio. Riklis racconta con passione il senso della solitudine dei protagonisti, i loro conflitti interni paralleli e spesso intersecanti tra essi, e sceglie volontariamente di mettere sullo,sfondo il conflitto israelo/palestinese e lo stesso murodi separazione, che comunquevienemostrato.. E non appare casuale l'inserimento di qualche scena quasi da commedia, tesa a spezzare il ritmo drammatico della storia (l'imbranataggine del soldatino incaricato di sorvegliare da una torretta la casa del ministro, che ascolta durante il turno uns radio con musica leggera e non riesce a tener fuori dal giardino Selma, venuta a raccogliere I limoni caduti per terra e ormai quasi marciti da quando le è stato impedito di lavorarci), perchè l'interesse del regista non è emanare sentenze ma cogliere l'umanità delle due protagoniste, il loro tentativo vano di lanciare ponti e non muri. E se questa volta è andata male, la speranza (visibile a tratti nel film) è che alla krossima vada diversamente. Al cinema e, soprattutto, nella realtà.



Commenti
Posta un commento
Si raccomandano rispetto, educazione e un linguaggio non volgare