LE JENE - CANI DA RAPINA (1992, QUENTIN TARANTINO)
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Fulminante esordio di Tarantino. Tra l'altro, fu il distributore italiano Vittorio Cecchi Gori, in occasione dell'uscita nelle nostre sale, a modificare il titolo dall'originale Reservoir dogs (cani da deposito) nel titolo con cui oggi è conosciuto in Italia, a nostro avviso di grande impatto. Già l'inizio è tutto un programma, con la carrellata dei protagonisti nerovestiti e la camera che li riprende in mezzo Busto, girando attorno a loro che, nella sala annebbiata e maleodorante del fumo delle loro sigarette accese, tracannano birra e discettano con linguaggio a dir poco colorito sul significato delle canzoni di Madonna in una scena indimenticabile. Poi la trama si snoda in un modo così diretto e senza fronzoli, come in pochi sanno fare oggi.Un anziano gangster decide di fare una rapina in grande stile. Vuole prelevare da una banca dei diamanti di grande valore. Forma una banda di professionisti di cui si fida ciecamente. L'unica condizione è che ognuno di essi avrà uno pseudonimo. Si chiameranno come i colori, Mr. Blue, Mr. Whithe, Mr. Pino, Mr. Orange e via dicendo. Sono tutti amici del Boss, ma non si conoscono tra loro, non hanno mai lavorato assieme. Tuttavia, qualcosa va storto, è chiaro che c'è tra loro una spia. Il film prosegue in un crescendo di Grandguignol, violenza verbale e fisica, cita,ioni cinefile e musicali molto black e molto seventies (tra i protagonisti c'è quell Harvey Keitel che gli anni settanta li ha vissuti alla grande, ricordate il puttaniere di Taxi driver ?) ,tensioni tra I membri della banda che si accusano a vicenda di essere la spia infiltrata dagli sbirri, fino ad una conclusione drammaticamente in crescendo. Un film che, a mio avviso, tocca vertici qualitativi assoluti che Tarantino (qui regista e attore) trasformerà in seguito, almeno parzialmente, in maniera di sè stesso. Per me, resta il suo capolavoro.
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Si raccomandano rispetto, educazione e un linguaggio non volgare