ALLE CINQUE DELLA SERA (2004. IRAN \ AFGANISTAN. DRAMM)

 REGIA: Samira Makhmalbaf.

CON: Agheleh Rezale (Noqreh), Abouldogani Yousefrazi (padre), Razi Mohebi (poeta), Marzieh Amiri (cognata).

FILM IN ITALIANO

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Noqreh è una donna che, dopo la caduta del regime talebano, si batte per i diritti delle donne, va a scuola e sogna un futuro migliore con le sue compagne di classe. Si confida con un poeta suo amico. Ma il padre, pur essendo uomo fondamentalmente buono, è di vedute piuttosto grette. Le gravi ristrettezze economiche finiranno per seppellire i sogni, non c'è cibo nè acqua, c'è solo la disperazione della cognata che non sa nulla del marito, fratello di Noqreh (saltato su una mina col suo camion), e non ha più latte da dare a suo figlio perchè non c'è da mangiare. Finiranno tutti e tre a vagare per il deserto, e il piccolo morirà.

C'è un gusto amaro di fondo che, al termine del film (premiato con il gran premio della gioria a Cannes 2003), investe lo spettatore. Il sincero (e mai bigotto) sentimento di amore alla libertà della regista (pienamente condiviso dagli attori, di cui ricordiamo, oltre alla protagonista, anche Razi Mohebi, qui un poeta che aiuta Noqreh a provare a interessarsi di politica per il bene del paese, dal 2007 rifugiato politico in Italia) si scontra con un muro che, prima ancora che fisico, è mentale, e che costringe i protagonisti a tenere gli occhi sempre abbassati, non facendo loro accorgere di quel poco di bello che accade attorno a essi, pur in un contesto di morte e desolazione. Penso al rapporto di amicizia della protagonista col poeta, al palazzo antico in rovina in cui si svolge l'ultima parte del film, di cui lo spettatore può intuire dai particolari il passato splendore ma dentro cui i protagonisti si muovono quasi alla cieca, tra morte, chiacchiere col cavallo sui tempi che furono e su quelli "blasfemi" di oggi, poesie di Garcia Lorca (da cui il titolo) declamate piano a memoria e una bellezza appena intuita ma lontana. Molto lontana.