UN UOMO TRANQUILLO ( SENTIMENTALE \ DRAMM., 1952)

REGIA: John Ford

CON: John Wayne, Maureen O' Hara

Ci sono alcune differenze Tra il Ringo Kid di "Ombre rosse" (1939, Stagecoach) e il Sean Thornton di "Un uomo tranquillo" (1952, A quiet man. Soggetto di Maurice Walsh da una sua novella del 1933. Sceneggiatura di Frank Nugent). Non sono passati soltanto tredici anni. Semplicemente, è cambiato tutto il mondo, non solo in senso geopolitico C'è stata la seconda guerra mondiale, l'America è stata colpita nel cuore a Pearl Harbour e ha dovuto dolorosamente mettere il The end al conflitto a Hiroshima e Nagasaki. Ha perso non soltanto moltissimi dei suoi giovani migliori (Per inciso, Ford andò in guerra e ggirò splendidi documentari, Wayne se la scampò in quanto padre di tre figli), ma anche la sua innocenza, e per la prima volta non ha vinto un conflitto (Corea, 1952). E, a ben vedere, c'è stato un
cambiamento parziale nei due protagonisti, Ford e Wayne.
Sean Thornton, sangue irlandese come il regista, è il portato di questa nuova America, più matura ma sfregiata da tutto ciò. Anche se la vicenda è ambientata a metà del secolo XIX, è all'uomo degli anni cinquanta che Ford si rivolge. Alle sue certezze scricchiolanti. E, in ultima analisi, alla ricerca di felicità che accomuna ogni uomo, a qualsiasi latitudine e in ogni tempo. Sean, fino ad allora, è stato lo zenit di quella capacità tutta fordiana di analizzare i rapporti umani, anche nel senso di rapporti inter-umani leggasi amore e amicizia . Cosa che, fra l'altro, non piaceva a Leone, in quale, pur professandosi ammiratore di Ford, non riusciva proprio a perdonargli questo film perchè in quel periodo in Irlanda era in corso una drammatica guerra civile, e su questo non si poteva sorridere. Uscendo un attimo dal tema, ricorderei il tono picaresco (pur nella violenza) de Il buono, il brutto e il cattivo (1967), lavoro di certo diverso rispetto ai due episodi precedenti della Trilogia del dollaro. Forse si poteva esagerare e sorridere sulla Guerra di secessione americana tra Nord e Sud e non di quella irlandese?Con questo film, Ford conferma proprio quella che è la sua forza: portare in superficie la semplicità disarmante dei sentimenti umani in modo semplice, diretto, senza tanti fronzoli intellettualistici. Non a caso, gli elogi dei cinephiles francesi dei Cahiers du cinema lo lasciavano indifferente.
Quella stessa ricerca dei sentimenti più semplici che aveva caratterizzato il suo esordio nel lontano 1917 con quel Bucking Broadway ritrovato qualche anno fa il cui protagonista (Harry Carey, futura presenza fissa nei film fordiani), un capo-cowboy innamorato della figlia del proprietario del ranch, non esita a invadere a cavallo le strade di New York con i suoi mandriani per riportare a casa la ragazza, cui si prospettava un infelice matrimonio con un riccone locale. Questo viaggio ha avuto una prima svolt nel ribelle irlandese di The hurricane (1937), accentuata dal Ringo di Ombre rosse (1939) e in Sean. Ma troverà l'acmè del dramma e il nadir dell'apparente disumanità nell' Ethan Edwards di Sentieri selvaggi (1956).



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