LUI È TORNATO (2015. GROTTESCO/ COMMEDIA. GERMANIA).

Regista: DAVID WHENDT.

Film in italiano su https://youtu.be/X6iaNnpqa5E
CON: Oliver Masucci, Fabiana Busch, Francesca Wullf.
GENERE: Comico/ grottesco.








Un film tra i pochi moderni in cui un mostro viene condannato con il sorriso sulle labbra. E in cui il suddetto mostro viene ritratto in quello stato di disordinata e irrazionale follia che ne caratterizzava l'atteggiamento negli ultimi, drammatici, giorni di resistenza. E l'arma del sorriso, dell'ironia, è utilissima in questo senso. Oggi come ai tempi di Chaplin.












Si può ridere su un mostro come Hitler? Ci hanno provato alcuni, con risultati diametralmente opposti. Si va dal sublime Chaplin di IL GRANDE DITTATORE (1940) , passando per l'ironia mordace di Dany Levy in MEIN FURHER (2007) fino all'infame ZIO ADOLFO IN ARTE FURHER (1978) dei mediocri Castellano e PICCOLO (anche se qui non si tratta proprio di lui). In mezzo sta questo film, in cui vediamo il dittatore apparire quasi dal nulla, proiettato improvvisamente nella Berlino del 2014 che lui non riconosce più. Lo si vede andare in una lavanderia turca per farsi lavare la divisa sporca e maleodorante, leggere a sbafo i giornali dall'edicolante, guardare sconcertato che tutti si salutano con gesti che in nulla ricordano il lugubre saluto nazista. Dapprima, tutti sono convinti che è un attore. Ma si tratta proprio del Furher, giunto senza che nessuno sappia come dal 1945 al 2014. Eppure, la rapacità di certi arrivisti, e la sete di audience dei massmedia lo porta a diventare una vera star della TV, nonostante lui non faccia mistero della sua identità. Le TV ne sfruttano cinicamente gesti, parole ed andatura, e il sequel dell'arredo Mein Kampala scala le classifiche dei libri, fin quando lo stesso uomo che l'ha lanciato in TV (e che dirige un film con il furher stesso per sfondare come regista) non si rende conto che tutto sta uscendo da ogni logica e che lui è il vero Hitler. Tutto ciò non porta solo a una serie infinita di situazioni grottesche e divertentissime (una per tutte quando viene spedito in ospedale dai....neonazisti che lo accusano di rovinare il paese) ma ogni scena è legata da una critica esplicita alla società dell'immagine e dello spettacolo che accoglie tutto in un indistinto calderone per conseguire il successo e l'audience. Ma il messaggio è più profondo: di Hitler non ci libererò, perché in ogni populismo (di tutte le matrici politiche) c'è la sua sinistra ombra. Tuttavia, il successo al botteghino in patria del film ha dimostrato che, ormai, del mostro schifoso e disumano si può anche ridere. Per fortuna.

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