SONO INNOCENTE (1937 / NOIR , USA. FRITZ LANG)



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Eddie Clayton  (Henry Fonda) è appena uscito di prigione e, dopo tanti anni,  stavolta è deciso a cambiare vita, grazie alla vicinanza della giovane fidanzata Joan (Sylvia Sidney ), che sposa appena messo piede fuori dal carcere.  Leo, assieme al cappellano dell'istituto di pena e
a pochi altri,  crede che lui possa ravvedersi. Trova un lavoro ma viene presto licenziato per un banale errore. Viene poi coinvolto suo malgrado in una rapina ad una banca cui non ha partecipato. Colpito da un mandato di cattura e fortemente osteggiato dall'opinione pubblica, dalla folla urlante e desiderosa di vendetta e dai media, ha ormai poche persone (Bonnie, sorella di Joan, il sacerdote e il  capo dello studio in cui lavorava la ragazza) che lo difendono. Costretto ad una drammatica fuga in auto con Joan e il neonato,  apprende dallo stesso cappellano della prigione, che prova a convincerlo a deporre le armi, che il governatore gli ha concesso l'amnistia.  Ma lui non si fida ormai di nessuno ..fino al tragico epilogo.

Questo film, che rientra pienamente nelle tematiche predilette dal regista austriaco Fritz Lang fin dal suo periodo tedesco, fa parte della  cosiddetta "trilogia sociale " comprendente "FURIA"(1936) e YOU AND ME (1937), quest'ultimo disertato dal pubblico, demolito dalla critica e disconosciuto molti anni dopo dallo stesso Lang in un' intervista concessa a Peter Bogdanovich. Ma vi si possono facilmente osservare molte assonanze anche con lavori come "DESTINO" (1921) e "M, IL MOSTRO DI DUSSENDORFF" (1932). Henry Fonda, come Peter Lorre in quell'opera, vive n un universo non compatibile con quello del resto del mondo, condiviso solo dalla fidanzata. Paarte dal contrasto tra il bene e il male, ma ne dà un'interpretazione sua personale. Il bene è incarnato non da una figura  moralmente ineccepibile ma da un uomo che ha conosciuto il male e, dopo aver incontrato la ragazza, desidera solo mettersi alle spalle il passato, ma ne è impedito da un fato sempre avverso, da una collettività che, nell'insieme delle persone da cui è costituita, giudica l'animo umano con superficialità e non guarda oltre le apparenze, scavalcando persino il sistema di leggi che si è data per garantire giustizia e libertà  per tutti. Una visione pessimistica che Lang ritrae impietosamente con un vigore tutto espressionista e i toni accesi della fotografia di Leon Shamroy. Dal primo all'ultimo fotogramma si respira un'aria di malinconia incombente, pregna di cupi presagi, che il regista accentua, con l'aiuto di un cast straordinario.      

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