L'ASSASSINIO DI JESSE JAMES PER MANO DEL CODARDO ROBERT FORD (ANDREW DOMINIK, USA, 2007. WESTERN)

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1881, Missouri. Il ventenne Robert Ford (Casey Afflect), ammiratore di Jesse James (Brad Pitt), corona il sogno di conoscere il suo idolo. Da quel momento, il film mette in luce il rapporto tra i due, sempre più complesso e sfaccettato, ma anche quello tra Jesse e il resto della banda che egli aveva formato per tentare un ultimo colpo. Jesse non si fida più di nessuno da quando suo fratello Frank (bel cameo di Sam Shepard) lo ha piantato in asso. La disillusione del giovane aumenta, lentamente ma inesorabilmente, quando scopre quello che sul suo idolo i romanzetti che ne mitizzavano le gesta non beniva riportato: la realtà di un uomo cinico, freddo e calcolatore, che piegava tutti alla sua volontà. Un manipolatore, freddo e spietato, che sa che Eobert (e non solo lui) vuole ucciderlo. E così succederà. Ma l'assassino, dopo una prima ubriacato di gloria per il gesto, scoprirà di non essere migliore di lui, e che gli americani non lo apprezzano quanto egli si attendeva. Fino al drammatico epilogo.





La storia è stata, come noto, riportata più volte sullo schermo. Ed il merito del regista australiano Andrew Dominik è stato proprio quello di non essersi lasciato condizionare da questi illustri precedenti, nè dalla nomea dei suoi due ingombranti compagni di lavoro (Ridley Scott, qui solo produttore,  e Pitt, che vi figura nella stessa mansione,  oltre che davanti alla macchina da presa). Ne esce un western decisamente atipico e anticlassico,  tutto giocato sulle complesse dinamiche dei rapporti tra i protagonisti, che forse, in questo senso, deve qualcosa solo al Jesse James nevrotico e drammatico disegnato nel 1949 da Samuel Fuller in Ho ucciso Jesse il bandito (fermo restando che tra i due lavori non vi sono altri punti di contatto). Diversamente da quanto accade nel Western classico,  qui si punta più sulle trame psicologiche che non sull'azione, e,  se dovessimo cercare un paragone con i vecchi capolavori, ci verrebbe in mente Alba fatale (1943, Eilliam Wellman), anch'esso più introspettivo. Forse è per questo che, nonostante la nomea degli attori e pur avendo vinto diversi premi (Coppa Volpi a Venezia per Pitt, nomination all'Oscar per Afflect), il film si risolse in un fiasco al botteghino.  

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