NEBBIA IN AGOSTO (di Kai Wissel. 2016, GERMANIA. DRAMM).
NEBBIA IN AGOSTO (2016, GERMANIA. DRAMM).
DI: Kai Wissel.
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Tratto da un romanzo di Robert Domes, a sua volta ispirato a fatti realmente accaduti. Al centro della vicenda, il tredicenne Ernst Lossa, personaggio storicamente esistito, ucciso con due dosi letali npresso l'istituto psichiatrico in cui, a causa della sua indole ribelle, era confinato. Ernst, che ha in animo di fuggire in America con suo padre, appartiene infatti a una tribù di zingari bianchi senza fissa dimora, anch'essa vista di cattivo occhio dai nazisti. Scopre ben presto, con l'aiuto di una suora infermiera e di una ragazzina epilettica con cui ha instaurato un rapporto di confidenza e di altri piccoli malati che nell'istituto viene messo in auto il programma nazista di eutanasia. Il capo della struttura, il dott. Veithausen, dietro i suoi modi raffinati nasconde la sua attività di aguzzino, con l'aiuto di altri medici e infermieri.
Le parole con cui la giuria del Giffoni Film Festival sono certamente più indicate delle mie per comprendere questo film, anche alla luce degli ultimi accadimenti. Leggiamole:
«Perché il film, ambientato come gli altri nella Germania nazista, si concentra su un aspetto meno noto, ma ancora controverso: quello relativo ai programmi di eutanasia per minori e disabili. Ispirato da una storia vera, sottolinea l'importanza universale del rispetto per la vita delle altre persone e la pericolosità delle ideologie disumanizzanti disposte a manipolare la vita in modo selettivo. La sceneggiatura non descrive il semplice schema che divide i personaggi buoni da quelli cattivi, al contrario evidenzia la fragilità umana, sempre vittima della "Banalità del Male". I significati più premurosi sono trasmessi da una direzione che migliora l'interpretazione e l'espressività dei giovani attori, anche attraverso un dialogo essenziale e un uso misurato del suono evocativo. Grazie al notevole contrasto tra i toni cromatici freddi e caldi interni ed esterni, appare un clima di tragedia, lasciando tuttavia una stretta apertura alla speranza.»
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