Regia: Aleksandr Rogozhin
https://youtu.be/X48uZMsbufI?si=-Uep02bibnQeg0UX sottotitoli in INGLESE

(NOTA BENE). Il film, tratto da un racconto di Vladimir Zezubrin scritto in clandestinità nel 1923 ma ispirato a fatti storici, fu applauditissimo a Cannes (premio UN CERTAIN REGARD) e Toronto, ha avuto da noi una distribuzione SCANDALOSA, per evidenti motivi politici.
Questo film presenta diverse scene di estrema violenza, proposte, peraltro, senza l'autocompiacimento quasi voyeuristico di altre pellicole ma affrontate con umana partecipazione al dramma di questi martiri e, infine, utili anche per spiegare la crisi di coscienza finale del protagonista, il suo rifiuto a sottostare all'ordinarietà arida (quindi disumana) della violenza, di cui il regista pare sottolineare in ogni inquadratura l'aspetto burocratico, quasi impiegatizio, di routine, in cui le stesse sinistre parole di condanna vengono ripetute in automatico all'infinito, tra soldati che anch'essi, spesso pieni di vodka, fucilano persone nude con lo stesso fare noiosamente da burocrate, ufficiali che non tradiscono alcuna emozione, fumo di sigarette che invade certe stanze e olezzo di corpi morti che ne impregna altre.
UNA TRISTE, quotidiana esperienza di morte, un rosario continuo di nomi che Andreij Pavlovic Ullov si deve sentire sciorinare ogni giorno, in quell'inverno 1919. Nomi e facce di poveri cristi a cui quasi sempre risponde distrattamente, con quella sola parola: FUCILAZIONE. Basta questo, poi un cenno ai suoi e per i suddetti poveri prigionieri il"paradiso" del comunismo (che lui conosce bene, da dirigente della famigerata CEKA fondata da Lenin per individuare e colpire nemici, pacifici oppositori e loro amici e parenti tramite una rete di delatori prezzolati che inventano accuse) diventa un vero inferno.Il bello è che, per Andreij, intellettuale convinto che la bontà di quanto si andava costruendo fosse un fatto reale e che quel male che vedeva ogni giorno si dovesse considerare necessario per l'edificazione del paradiso del socialismo, quel suo fucilazione che distrattamente pronunciava di fronte al burocrate che gli ripeteva le accuse infondate contro questi poveretti, il paradiso leninista si trasforma pian piano in un'orgia di esecuzioni sommarie extragiudiziali, in una lunga scia di sangue innocente, in una teoria di corpi nudi e bucherellati ammassati casualmente in un angolo, sanguinanti e privi di vita. E, pare chiedersi il protagonista, come faccio a conciliare la mia radicata convinzione sulla bontà dell'ideale con il fatto che sono costretto, anche per evitare guai, a mettere a tacere la mia coscienza? Perchè la differenza tra l'ideale e l'ideologia è che l'ideale è al primo stadio, cioè esprime un desiderio giusto, mentre l'ideologia è un adattare ciò a noi e ai nostri pregiudizi, un voler fare da noi il Paradiso. Ma ciò non regge, in un cuore vero ancorchè imperfetto, e Andreij, che al fondo del cuore non ha perso del tutto la sua umanità, patisce l'urto, accusa il colpo, arrivando a sperimentare su di sè tutte le sofferenze da lui fatte patire ai suoi simili. Fino a subire la loro stessa sorte.
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Si raccomandano rispetto, educazione e un linguaggio non volgare