FREE STATE OF JONES (2016, GUERRA / WESTERN. GARY ROSS)

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La Guerra di secessione americana si è mostrata in tutta la sua cruda disumanità a Newt King (Matthew McConaughey), infermiere volontario dell'esercito confederato, facendone scemare, di fronte ai suoi orrori, ogni slancio patriottico iniziale e spingendolo a disertare.  Si unisce a un gruppo di ex schiavi che vedono in lui il loro capo e rispondono alle violenze dei confederati con la stessa moneta, cercando anche un abboccamento con gli unionisti e scoprendo che, in fondo, I due eserciti nemici non sono troppo diversi tra loro,  almeno nei metodi. Si oppone ai suoi ex-commilitoni e alla loro abitudine di finanziari con i saccheggi. Lascia la sua fidanzata bianca, che lo ha reso padre, e si mette con la giovane donna di servizio nera di una piantagione, da cui avrà dei figli.  Decide di staccare le contee in cui aveva avuto la meglio. Si accorgerà a sue spese che  dopo la vittoria nordista, le cose non sarebbero andate meglio.  Ma non cessa di lottare per ciò in cui crede. Ogni tanto vengono proposte le immagini di un processo che si svolge nel Mississipi degli anni trenta del XX secolo,  in cui un discendente di Smith viene accusato di aver violato le leggi dello stato in materia matrimoniale. Come a dire che cambiano i tempi ma non certe consuetudini disumane. 

Il film, sorta di Indipendence day ambientato in un diverso contesto storico e sociale,  è tratto da vicende storiche, ha il merito di proporre una realtà di cui il cinema si è raramente occupato (a memoria, ricordo solo La tortura della freccia  di Samuel Fuller, e ancheIl La quercia dei giganti di George Marshall, che propone la stessa storia di questa pellicola,  con meno rispetto per i fatti reali). Il protagonista è un personaggio tormentato,  quasi ungarettiano nel registrare il contrasto tra la sua guerra idealizzata  letta nei volantini che invitavano ad arruolarsi, e la cruda realtà che, da infermiere, vede ogni giorno sotto forma di arti spezzati, sangue, urla selvagge, fango di palude.