IL MUCCHIO SELVAGGIO (1969, Sam Peckimpah. USA, WESTERN)

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VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI.



1913, Pike Bishop (William Holden) e la sua banda si travestono da militari per rapinare una banca delle ferrovie americane in un villaggio al confine con il Messico. I capi delle Ferrovie intendono riacciuffare i banditi, e assoldano Deke Thornton (Robert Ryan), antico sodale di Bishop. Ma i cinque banditi (Pike, i fratelli Gorch, Duke e il messicano Angelo e il loro basista, il vecchio Freddy), sparando e uccidendo all'impazzata, sfuggono al tranello che gli è stato teso e riescono a passare il confine, dove, però, scoprono che il bottino della rapina era stato sostituito con un mucchio di rondelle di ferro. Braccati, entrano in Messico e si rifugiano nel villaggio di Angelo, dove vengono raggiunti da un esercito di paramilitari capitanati da Mapache, nemico di Pancho Villa e oppressore della gente del villaggio, il quale propoe loro di assaltare un convoglio di armi destinato all'esercito statunitense in cambio di 10.000 dollari. Ma presto la situazione precipita, Angelo, sconvolto dal tradimento della sua ragazza divenuta la donna di Mapache e dalle violenze subite dal suo popolo, si ribella e viene fatto prigioniero, e i raporrti tra la banda di  Bishop (delinquenti e puttanieri, ma comunque dotati di una sorta di codice morale che li fa reagire di fronte alle ingiustizie che vedono e alla violenza contro Angelo), e i militari si fanno sempre più tesi, fino all'inevitabile e cruda mattanza finale, tra proiettili, polvere, sangue e avvoltoi. 

C'è una notevole continuità, nel cinema di Peckimpah, tra il Gil Vestrum e lo Steve Judd (Randolph Scott e Joel McCrea) di Sfida nell'Alta Sierra (1962) , il maggiore Amos Dundee (Charlton Heston) di Sierra Charriba (1965) e e i due antagonisti di questo capolavoro. Anzi, potremmo dire che sia il film che  i personaggi sono la vera cartina di tornasole del cinema di Peckimpah, tanto ispirato al classicismo fordiano (come dichiarato dal regista stesso diverse volte) quanto, per altri versi, antitetico rispetto a cotanto modello. Gli eroi di Peckimpah,  infatti,  sono borderline in quanto assassini,  puttanieri,  rapinatori di banche, razziatori e beoni ma con un loro codice morale che li colloca in un passato tanto agognato quanto esistente solo in parte. E che, comunque, viene inevitabilmente schiacciato dai nuovi tempi. Non è un caso che lui mostri un'evidente ambivalenza, un contrasto tra la sua stima verso John Ford (unito solo in questo a Sergio Leone, con cui, per il resto, non correva buon sangue a causa del rifiuto di Peckimpah a dirigere Giù la testa) e il suo costante voler essere "contro" il sistema americano" (e in cinema classico, che ne è una filiazione) e a favore dei mutamenti radicali portati avanti in quegli anni dai giovani contro la guerra in Vietnam e dalle minoranze razziali. A tale avversione rispondono le tante innovazioni, i mitici ralenties di sparatorie che perdono ogni afflato epico (ciò suscitò anche le critiche di Howard Hawks, che si lamentava del fatto che nel tempo in cui lui fa morire un uomo io ne stendo cinque) e si trasformano in un profluvio qusi sadico di carni squarciate e bucate dai proiettili che volano ovunque, sangue, alcool e fango, con gli avvoltoi che svolazzano attorno a tutto questo per spolpare i morti. E neanche è casuale il fatto che i due antagonisti di questo film mostrino, come Gil e Steve di Sfida nell'Alta Sierra, una sorta di codice morale ed eroico perduto col passare del tempo.

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