ABBASSO LA MISERIA (ITA, COMMEDIA, 1945. GENNARO RIGHELLI)
In italiano CLICCA SU https://youtu.be/r3GH_Vl5Al4?si=ZaXSjoWdyQi9g3-B
Nannina (Anna Magnani), romana con velleità di cantante ma costretta dalla miseria a stare in casa, e Giovanni, camionista milanese a Roma (Nino Besozzi), sono sposati e senza figli, e portano a casa poco pane e ancor meno soldi. Gaetano, invece (Virgilio Riento), collega di Giovanni, riesce sempre a turar via dei bei soldoni grazie al mercato nero. durante un viaggio a Napoli, Giovanni, uomo tanto ingenuo e di buon cuore, incontra per strada un piccolo trovatello senza più i genitori, Nello (il piccolo Vito Annichiarico, già con la Magnani nel capolavoro Roma città aperta, diretto in quello stesso anno da Rossellini). Si affeziona a lui e al suo cagnolino, e decide di portarli con sè a Roma, suscitando la rabbia della consorte. Ma Giovanni e Gaetano vengono coinvolti, a loro insaputa, in un traffico illecito di denaro falso, e ciò costerà loro il carcere e la perdita del lavoro. Una volta scarcerati, apprendono che, nel frattempo, è riapparso il padre di Nello, disperso in un bombardamento e tornato al suo redditizio lavoro. Egli vuole bene al figlio e desidera che torni da lui. Nannina, nel frattempo affezionatasi al figlio, e Giovanni, sono costretti loro malgrado a cederglielo. Tuttavia, l'uomo, colpito dall'affetto e dall'onestà dei due, offre a Giovanni un lavoro nella sua azienda nel Nord Italia.
In questo film, l'esperienza neorealista è appena sussurrata, e forse non è un caso che tra gli sceneggiatori figuri Mario Bonnard (il regista di Campo dei fiori, commedia amara girata due anni prima, interpretata dalla stessa Magnani in coppia con Aldo Fabrizi, che, tuttavia, ha elementi neorealistici più marcati rispetto a questo film). Il regista, tuttavia, si tiene ben più lontano, rispetto a Bonnard, anche dagli stilemi del cinema dei Telefoni bianchi di cui sia lui che i protagonisti furono tra i migliori esponenti, ma decide di non affondare la lama nelle pieghe sanguinanti dell'Italia postbellica come facevano al tempo i vari Rossellini, Visconti, De Sica, Germi, preferendo il fioretto alla spada. La scelta è puntare di più sull'aspetto colorito e sentimentale, persino su quello dialettale, anticipando in qualche aspetto la commedia all'italiana degli anni seguenti (di cui, però, viene rifiutato l'aspetto sarcastico e corrosivo) e optando più per un approccio dolceamaro, nazionalpopolare, da collocarsi a metà strada tra i gusti di un pubblico che preferiva dimenticare i grandi problemi della nazione in quegli anni o, come in questo caso, versarvi sopra lacrime leggere, che sulle contemporanee istanze di quel neorealismo che garantiva ai produttori prestigio e riconoscimenti all'estero e presso la critica ma risultati non sempre esaltanti al botteghino nazionale. Non è un caso che molti dei protagonisti di quella stagione, come Nannarella e De Sica (che vedremo nel sequel girato nel 1946, Abbasso la ricchezza), non disdegnavano di prender parte anche a film come questo, diretto da un bravo mestierante, cui la notevole perizia degli interpreti dà un qualcosa in più.
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