L'UOMO DAI 7 CAPESTRI (WESTERN, 1972. JOHN HOUSTON).

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Roy Bean (Paul Newman) è un eccentrico fuorilegge che s'impossessa di un Saloon ad ovest del fiume Pecos, uccidendone per vendetta gli occupanti che l'avevano ingannato, derubato e malmenato. Ben presto, si convince di aver ricevuto una sorta di investimento divino, e di aver diritto a governare (con mezzi sicuramente fuori dal comune) su quell'angolo di mondo ad ovest del Pecos dimenticato da Dio. Egli decide della vita e della morte di tutta la varia umanità di predicatori, avvocatucci, Peones, puttane e puttanieri (non solo umani, c'è persino un orso) che transita in quella che, nonostante tutto, si trasformerà da landa desolata a ridente cittadina, assieme ai vicesceriffi che si è scelto  e alla sua compagna messicana, ricorrendo non di rado a metodi decisamente spicci. Egli nutre una grande passione per Lillie Langrty, celebre cantante che, però lui non ha mai conossciuto, e di cui si è innamorato vedendone la foto in un poster che ha messo in bela vista nel Saloon che utilizza anche come ufficio ed aula di "tribunale". Ma, a un certo punto, la ragazza muore dopo aver dato alla luce una bambina, e lui scompare per poi riapparire, vent'anni dopo, in un contesto completamente cambiato e dominato da petrolio, soldi e Gangster, per dare una mano a sua figlia.





La pellicola racconta, con molta libertà, ed inventiva, di questo eccentrico giudice, realmente esistito, 
L'incontro tra tre personalità decisamente anticonvenzionali e strabordanti della Hollywood di quegli anni non può che condurre ad un'opera decisamente sopra le righe anche peer il tempo. John Milius, sceneggiatore di film come Ispettore Callaghan, il caso Scorpio è tuo (Don Siegel, 1970), Lo squalo (1975, Steven Spielberg), Apolalypse now (1979, Francis Ford Coppola), Geronimo (1993, Walter Hill) e regista di Un mercoledì da leoni (1977), Conan il barbaro (1982) e molti altri film, lavora su un terreno, il Western, da lui ben conosciuto ed amato, trovando in questo genere allora in fase di profonda revisione il terreno adatto per portare alla luce il suo mondo di antieroi solitari e in conflitto con una società in trasformazione da cui si sentono sempre più lontani, e individuando nel veterano John Huston il regista perfetto in grado di dar consistenza a tutto ciò, in forma talvolta ironica ma, paradossalmente, quasi epica, lontana anni luce (pur avendo qualcosa in comune) dalla messa in ridicolo della mitologia e delle convenzioni del genere presente nel Buffalo Bill e gli indiani  di Arthur Penn (1976) con cui, peraltro, non mancano i punti in comune, interpretato da quello stesso Newman che, qui, si cala perfettamente nel ruolo, dando vita a uno dei suoi migliori personaggi, attorniato da un cast decisamente all'altezza che comprende, tra gli altri, Anthony Perkins , Roddy McDowall, Jacqueline Bisset, oltre allo stesso Houston e ad Ava Gardner, qui in un breve cameo in cui interpreta la famosa cantante Lillie Langtry.

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