FOLLIE D'INVERNO (1936, GEORGE STEVENS. USA, MUSICAL)

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Senza un quattrino e con un ricco matrimonio in vista, Lucky Garnett (Astaire) decide di tentare la fortuna a New York come ballerino. Decide di lasciare la California e di trasferirsi per un pò nella Grande mela con il suo amico Gordon (Eric Blore). Deve racimolare 25.000 dollari per le nozze. Un equivoco lo conduce a fare la conoscenza della bella Penny Carroll (Garland), con cui dapprima non corre buon sangue. Ma poi scocca il dardo dell'amore. Tuttavia, c'è da battere la concorrenza del direttore dell'orchestra in cui i due lavorano, pazzo di Penny. E si rifà viva anche la fidanzata, dando origine a una serie di buffi equivoci.


Rispondiamo ad una domanda ricorrente: Mister Frederic Austerliz, noto come Fred Astaire, era solo un grande ballerino? No. Egli eccelleva anche come attore brillante, dalla presenza carismatica non solo per il suo incredibile e raffinato Tip-Tap. In questo film, c'è proprio la consacrazione del celeberrimo duo con Ginger Rogers (cui, comunque, Fred, durante un'intervista concessa in tarda età, dichiarò di preferire Cyd Charisse, che lavorò con lui in quella splendida e crepuscolare pellicola diretta nel 1953 da Vincente Minnelli, Spettacolo di varietà). Astaire costruisce, come nei lavori precedenti, il suo mito tramite lunghe scene di ballo riprese quasi sempre ad immagine completa, con lunghe sequenze senza tagli nè alcun cambio di piani, con raffinati carrelli che affascinarono anche Federico Fellini. Qui i due sono accompagnati dalle musiche del grande Jerome Kern, premiato con l'oscar alla miglior canzone (The way of look tonight), che ben valorizzano il loro agile volteggiare e le splendide coreografie ideate dallo stesso Astaire. A valorizzare il tutto, il talento registico di George Stevens, proveniente dal mondo di Laurel e Hardy, grande artigiano di Hollywood che firmò capolavori anche nella commedia ((Primo amore, 1935), nell'avventura (Gunga Din, 1939), per poi diventare uno dei registi che impressero in immagini il dramma della seconda guerra mondiale e virare, dopo questa esperienza, su film drammatici (posto al sole, 1951; Il gigante, 1956, ultima prova di James Dean; Il diario di Anna Frank, 1959) e Western (Il cavaliere della valle solitaria, 1953).




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