C'ERA UNA VOLTA IL WEST (SERGIO LEONE,, 1968, WESTERN)

 




Jill Mc Bain (Claudia Cardinale) torna in paese e trova suo marito e i suoi figli stecchiti. Nondimeno, decide di rimanere  e di intraprendere una nuova vita, ma Sweetwarer, piccolo appezzamento di terra che il consorte Brett (Frank Wolff) gli ha lasciato, è al centro di un conflitto. Brett l'aveva acquistato perché la Ferrovia Transcontinentale allora in costruzione sarebbe passata attraverso quella zona, l'unica in cui c'era una falda acquifera in grado di rifornire la locomotiva a vapore. Interessato al terreno, il pistolero Frank (Henry Fonda), al soldo di un magnate delle ferrovie e autore  dell'assassino del marito, fa sì che ad essere incolpato del delitto Cheyenne (Jason Robarts), altro pistolero. Inoltre, un personaggio misterioso, Armonica (Charles Bronson), così chiamato per via dello strumento che suona e che ha sempre in bocca, ha verso Frank un conto in sospeso. La donna decide di mettere in vendita il terreno, e da allora nasce un giro di violenze e vendette tra i tre protagonisti che vedrà Armonica vincitore. Egli è venuto, però, non per il terreno ma per una sanguinosa vendetta contro Frank, che all'inizio non lo riconosce ma poi si ricorda di lui...

Leone lascia la Comfort zone andalusa e si trasferisce nella fordiana Monument Valley,  sceglie di avere a che fare con un cast di vere star e di omaggiare lo stesso Ford anche nella scelta di alcuni grandi attori che con il regista americano hanno avuto a che fare (lo stesso Fonda, Woody Strode, Jack Elam e molti altri), facendo incontrare il suo mondo di antieroi dominati dalla disillusione con la monumentalità, i campi lunghi e le suggestioni de Il cavallo d'acciaio (1924), grandioso film muto di Ford, omaggiato in tutta la pellicola ma specialmente nel finale. Ma Leone non si limita a citare il grande maestro e tutta una serie di capolavori del genere (Mezzogiorno di fuoco,  Vera Cruz, Uomini violenti, Lo sperone insanguinato e moptissimi altri). Sceglie di adattare tutto  ciò ai suoi tempi, ne rovescia i messaggi positivi, mescolando una visione del mondo sostanzialmente pessimistica al lirismo fordiano, debitamente attualizzato.  E l'elemento femminile, prima marginale nel mondo del regista romano, si inserisce benissimo in tutto ciò, grazie alla bravissima Claudia Cardinale. E alla musica di Ennio Morricone

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