PAGINE DAL LIBRO DI SATANA (1920, CARL THEODOR DREYER. DANIMARCA, DRAMM)

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B/N, Muto.






Il regista di La passion de Jeanne D'Arc (1928), La vedova del pastore (1918),  Vampyr (1932),  
Dies Irae (1943), Ordet (1955) e altri capolavori, trae da un romanzo di Marie Corelli (autrice anche del soggetto) intitolato The sorrow of Satan (1895)  un film da lui sceneggiato, diretto, montato e curato nella scenografia, in quatto episodi ambientati in diverse epoche storiche, ma con al centro la figura di Satana. Costui, maledetto da Dio, dovrà assumere sembianze umane, vivere tra gli uomini e provare a tntarli e ad obbligarli ad infrangere i suoi insegnamenti. Per ogni anima dannata, la pena del diavolo verrà allungata, mentre verrà ridotta per ciascun'anima che resiste alle tentazioni. Nel primo episodio, ambientato attorno al 30 d.C a Gerusalemme, durante gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo, egli assume i panni di un vecchio membro del Sinedrio che induce Giuda Iscariota a tradire Gesù e poi sembra quasi istigarlo a suicidarsi. Nel secondo, sullo sfondo della Spagna del XVII secolo, è un anziano capo dell'Inquisizione che costringe un suo giovane collega a indagare su una ragazza di cui il ragazzo è innamorato, di nobile famiglia e figlia di uno scienziato, condotta dall'uomo, tramite il monaco, al Braccio Secolare. Nel terzo episodio, durante la Rivoluzione Francese del 1793, vediamo Maria Antonietta di Francia che riesce a sfuggire ai repubblicani con l'aiuto di un suo fedele maggiordomo che ama perdutamente la figlia. Ma, arrivato in una locanda frequentata dai giacobini, il gruppo incontra un maturo capo della Rivoluzione (sotto le cui spoglie c'è Satana, il quale sa tutta la storia) che convince il maggiordomo, conquistato dalle nuove idee e con la prospettiva di un posto da ispettore provinciale di polizia, a tradire la fiducia riposta in lui da Maria Antonietta. Nel quarto episodio , invece, eccolo nella Finlandia della Rivoluzione d'Ottobre del 1917, nei panni di un monaco (molto somigliante a Rasputin) che, nel caos di quei giorni, si mette di traverso a rovinare l'amore tra due giovani sposi,  promettendo la donna a un rivoluzionario che da tempo la bramava. Il marito, un Bianco (cioè un riformista alla Kerensky), verrà fucilato, ma la donna, prima di essere costretta a giacere con un uomo che non ama, si toglierà la vita.

Il film contiene in sè una visione molto luterana del rapporto tra l'uomo e il demonio (ma, di riflesso, anche di quella del nostro rapporto con Dio, che addirittura sembra permettere e, anzi, favorire il male. Che entra quasi in silenzio nella vita delle persone, oserei dire si normalizza, veste i panni di uomini in carne ed ossa, è come se venga soggiogato dalla stessa Divinità, entrando di botto nell'esistenza degli uomini (e non in modo quasi impercettibile come ne La banalità del male, il romanzo di Hannah Arendt), quasi mettendosi  nel bel mezzo di un triangolo, punto centrale tra l'uomo che egli domina e Dio che gli ingiunge di continuare  farlo.  Il diavolo, che poco ha in comune con quello di stampo espressionista visibile in film coevi (penso a Lo studente di Praga, 1913, del tedesco Stellan Rye) ha come protagonista il bravissimo Helge Nissen, che veste i panni del principe del male in tutti e quattro gli episodi.

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