FESTIVAL (PUPI AVATI 1996)

 CON MASSIMO BOLDI, GIANNI CAVINA, LORENZO FLAHERTY.

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Se non l'avessi visto non ci avrei creduto.  Massimo Boldi, il re delle farsacce vanziniane anni ottanta con il suo sodale Christian De Sica (che lavorò con Avati in Bordella nel 1976 e tornerà con lui in tempi recenti) che se la cava molto bene in un ruolo drammatico e in un campo decisamente non suo. 
Interpreta il ruolo di Franco Melis, attore cinematografico di mezza età separato e con figlio, accompagnato con una rumena molto più giovane e piacente. Franco non è più sulla cresta dell'onda, e nonostante gli sforzi del suo agente (Gianni Cavina, habituè dei film di Pupi,  scomparso di recente a ottantun anni), viene snobbato dai giornalisti durante il festival di Venezia, che (a sorpresa) ha scelto il suo ultimo film e lo ha inserito in concorso.  



Tuttavia, la sua interpretazione viene lodata, e l'interesse attorno a lui (e alla sua vita privata e professionale) rinasce. Ma, contrariamente alle previsioni,  manca per un soffio il Leone d'oro e Franco, dopo il ritorno in fiamma dell'interesse per lui, torna al semianonimato, viene lasciato dalla ragazza ma pare recuperare un minimo il legame familiare.  Un tema avatiano, quello del tempo che passa e del sentimento che pian piano giunge al suo punto di illusione massima e una volta cessato costringe Franco a un brusco ritorno al quotidiano.  Il tutto sulle spalle del protagonista, che rivela un grande talento drammatico purtroppo non premiato al botteghino 


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