L'UOMO SENZA VOLTO / 1993 MEL GIBSON


 L'UOMO SENZA VOLTO (1992, di Mel Gibson. usa, DRAMM). 



Adesso, davanti a me, vedo un volto, laggiù, oltre il muro della folla.


Finisce così, il primo lavoro da regista di Gibson. Esordio forzato e non voluto, dovuto al diniego che in tanti hanno opposto a un film in cui l''a bbondante uso del traslucido nella stupenda fotografia di Donald Mc Alpine contrasta con un descrizione della famiglia e della società della provincia americane, dei loro ottusi pregiudizi. Ma il film ha altri punti importanti. Ma soprattutato, Charlie (Nick Stahl, che più tardi reciterà nella terza parte di Terminator, 2003, e in un capolavoro come La sottile linea rossa, 1998, di Terrence Malick), che vive in una famiglia allargata di  pazzi furiosi e svalvolati (madre, sorellastra maggiore e patrigni in testa) sente, certamente, il bisogno di scappare da quell'inferno. Tuttavia, sa anche che, quando riuscirà a fuggire, ad onorare un padre amato e mitizzato che non ha conosciuto e di cui la stessa madre, nonostante in pubblico dica il contrario, ha gran stima con l'agognato esame per l'accademia militare, ci saràsempre quella domanda cui il cuore esige una risposta: c'è, a questo mondo, un volto da poter guardare, oltre il muro della folla, per essere se stessi? Teniamo questa domanda aperta. Nel film la risposta non è un si automatico, ma passa tramite un'amicizia, una frequentazione con un uomo che ha avuto molti traumi (da qui il titolo) dalla vita, nono soltanto fisici, e che ti aiuta a guardare te stesso con le armi della poesia e della bellezza ma soprattutto stando con te, sentendo le tue domande e assumendo su di sè il tuo desiderio di felicità. Lottando, per questo, anche contro stupidi e radicati pregiudizi portati avanti da gente mediocre. Il tutto per dire a un bambino di dieci anni che si sente amato  e voluto bene per la prima volta: tu ci sei, e nella vita, su questa terra, c'è qualcuno a cui guardare negli occhi con verità.




In questo senso, significativa è la scelta di aprire il film col sogno della parata militare dopo il conseguimento del diploma, con la domanda di cui ho scritto all'inizio, e di chiudere con la stessa sequenza, con l'uomo senza volto che assiste da lontano al bellissimo epilogo e con la voce fuori campo che scandisce lentamente le parole scritte sopra). E il Gibson regista riporta il Gibson attore alle sue origini teatrali shakespeariane, ma senza alcuna gigioneria (anche grazie al doppiaggio, straordinario come sempre, di Claudio Sorrentino)





PIERO MASIA

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