IL TEMPO DEI CAVALLI UBRIACHI (BHAMAN GHOBADI, IRAN 2003)


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In Iran ti chiedono l'autorizzazione anche solo per respirare (Bhaman Ghobadi, regista del film)
In un gigantesco, violento ed orgiastico mescolio di guerra, sangue, neve, umanità violata e cieca rabbia contro uomini e animali (i cavalli ubriachi del titolo, resi tali affinché non muoiano dal freddo, caricati all'inverosimile di merce di contrabbando e sfruttati anch'essi, come i bambini che li guidano rischiando di finire assiderati o saltare, come loro, su una mina al confine con l'Iraq) , solo i gesti di umanità del più piccoli ricordano a tutti noi di cosa è fatto il nostro cuore, quando non vi domina il cinismo favorito dalla violenza quotidiana e dalla guerra. 
Come dimostra il sacrificio del giovane protagonista di questo film, che accetta di rinunciare alla scuola e rischia la vita per racimolare  soldi necessari per mandare in un ospedale il fratello, più grande di lui ma rachitico, assieme a tanti giovani e poverissimi ragazzi e agli asini da soma, ubriacati per meglio sopportare il freddo delle montagne. Il giovane arriva fino a mettere a repentaglio la sua vita. Ma, in tutto questo dramma, non mancano alcuni spiragli di luce che nelle due seguenti opere del regista (Turtles can fly  I gatti persiani ) verranno drammaticamente meno. 

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