IL POSTO DELLE FRAGOLE (Ingmar Bergman, 1957. Svezia. DRAMM.).
REGIA: Ingmar Bergman
CAST: Victor Sjostrom, Bibi Andreson, Ingrid Thulin, Gennaro Bjornstrand, Max Von Syndow.
FILM COMPLETO IN ITALIANO SU https://youtu.be/HBWDk3kfFxM .
Il professor Isaak Borg sta per ricevere un solenne encomio per i 50 anni di attività scientifica in campo medico. Tutti lo conoscono e lo stimano, ma in realtà dietro la facciata di rispettabilità alberga un cuore gretto ed egoista. Lo sa bene chi lo vede nel quotidiano e nota in lui una grande insensibilità persino verso i problemi matrimoniali del figlio. Egli raggiunge il luogo della cerimonia in auto con la nuora, che gli dice in faccia tutto il suo disprezzo. Il viaggio tocca i luoghi della gioventù (il postodelle fragole, la villadelle vacanze estive fino ai ventianni, gli incontriconla fidanzata che alla fine gli formula le stesse accusedi insensibilità), e si trasforma in un viaggio della memoria, tra incontri con persone vive e flashback del passato splendidamente fotografati da Gunnar Fisher, fin dentro luoghi che ha amato, persone cui ha voluto bene... ma va anche alla radice del suo egoismo e della scelta di chiudersi in un mondo tutto suo fatto di ambizione e snobismo. Tuttavia, alcuni incontri reali come quello con un suo vecchio paziente che ricorda bene la sua generosità e quello con alcuni ragazzi cui offre un passaggio faranno emergere in lui, piano piano, un'umanità che egli stesso sembrava aver seppellito. E le cose, anche in famiglia, cominceranno a prendere una piega diversa.
Il protagonista del film ha il volto di Viktor Sjostrom, figura centrale del cinema svedese di cui fu uno dei migliori registi e il primo ad imporsi a livello internazionale sia in Europa (THE PHANTOM CARRIAGE, 1921, capolavoro dell'Espressionismo) che a Hollywood, dove diresse la connazionale Greta Garbo nei primi film. Per ammissione di Bergman, è una figura con molti spunti autobiografici. Nella spietata analisi della sua vita privata, Bergman immette il ricordo doloroso dei suoi primi fallimenti esistenziali e sentimentali, immaginando una grande riflessione sulla vita e sulla morte riducendo di molto gli elementi simbolici che si vedevano ne IL SETTIMO SIGILLO e che torneranno nel successivo LA FONTANA DELLA VERGINE. Qui, però, c'è un minimo di speranza, che caratterizzerà in parte i suoi film fino a che, con LUCI D'INVERNO (1965), la sua riflessione sulla vita si farà sempre più cupa e disperata.
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