IL DIARIO DI ANNA FRANK (1959, GEORGE STEVENS)
Il primo film dedicato alla piccola Anna, con Millie Perkins, Joseph Skildkraut e una giovanissima Shelley Winters. La protagonista, che non aveva mai studiato recitazione, fu notata dal regista (grande artigiano della Hollywood classica, a suo agio in tutti i generi) in alcune foto-copertina di una rivista, in cui notò un'aria innocente che trovò perfetta per il ruolo. Ed è realmente così. L'Anna tratteggiata qui (la scelta di puntare tutto sui quasi due anni di clausura di un gruppo di persone - due famiglie e un vecchio medico ‐ in una soffitta piccola e angusta e non sul dopo nel momento del passaggio è indicativa) è sorpresa nel momento del passaggio all'adolescenza. E, rispetto a quasi tutti i compagni di sventura che diventano sempre più cattivi di fronte al tempo che passa e alle avversità, mantiene sulla realtà uno sguardo positivo, sentendosi di dover ringraziare qualcuno, seppur confusamente, per la bellezza del creato che pure lei può vedere solo a sprazzi. Non è certo cosa da poco. Ieri come oggi.
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Si raccomandano rispetto, educazione e un linguaggio non volgare