CAMICIA NERA (DRAMM. ITA, GIOVACCHINO FORZANO, 1933)
https://youtu.be/dsQeSjg9hnI?si=PdRhTif6AQKdJN5T
Il film è una sorta di documentario, in parte recitati (nei primi due dei tre tempo in̈in cui è diviso) che comincia con la descrizione delle terre dell'agro pontino nel 1914, cioè prima della presunta rivoluzione agraria avviata da Mussolini nel '32. Ed è significativo che il regista concluda con il discorso del Duce che annuncia i due nuovi comuni di Sabaudia e Littoria e alcune immagini che documentano i progressi legati ai lavori di bonifica nella zona dell'Agro pontino, che il Regime si vantò (falsamente) di aver avviato.
Il racconto degli accadimenti storici viene svolto con punte di parossismo e di lecchinaggio ancora oggi imbarazzanti (come notò persino qualche critico di regime, aldilà delle esaltazioni ufficiali), usando anche l'espediente della voce fuori campo, partendo dalla lettura di alcuni suoi scritti apparsi sul "POPOLO D'ITALIA", il giornale da lui fondato in quegli anni a Milano. Per questo, anche nella parte recitata (i primi due tempi), i dialoghi sono tagliati con l'accetta. E lungo tutto il film domina una sorta di fanatismo pseudomistico e di lecchinaggio verso il capopopolo che raggiunge vette rare di comicìtà non voluta.
Gli autori, in particolare nella prima parte che tratta degli accadimenti che portarono allo scoppio del primo conflitto mondiale, scelgono una forma di autocensura che li porta a ignorare quasi del tutto le posizioni neutraliste del futuro dittatore, scegliendo di soffermarsi particolarmente sulla sua conversione all'interventismo e sul successo dei suoi articoli presso i membri di tutte le classi sociali.
L'uso di attori non professionisti, tanto vantato dalla produzione, è semplicemente un'altra falsità. E ovviamente manca il talento di altri registi di regime, come Carmine Gallone o Goffredo Alessandrini.


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