L'ARMA DELLA GLORIA (Roy Rowland, Western, USA 1957)

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Tom Early (Stewart Granger) è un pistolero che, inseguito da una gloria che non ama e da cui vuole sfuggire, torna a casa dopo tanto girovagare, desideroso solo di ritrovare moglie e figlio che non vede da anni. Già dai primi contatti con i locali, capisce di non essere ben visto, inseguito com'era da una fama che, secondo molti, porterà solo guai ai paesani. Specialmente al proprietario dell'emporio, Wainscott. Ma scopre con tristezza che Gloria, sua moglie, è morta. Suo figlio Tom Jr (Steve Rowland) non gli perdona di averla abbandonata.  Ma non c'è tempo da perdere, una grossa banda di ladri di terre capeggiata da un losco affarista, Grimsell (James Gregory). Tutto il paese è in pericolo, e in più Jo (Rhonda Fleming), giovane e laboriosa commessa della drogheria, soggetta alle attenzioni non desiderate del suo datore di lavoro, decide di accettare la proposta di lavorare nella sua fattoria, suscitando scandalo tra i paesani. Grimsell vuole passare nel territorio del paese, superando la decisa opposizione dei locali,capeggiati dal predicatore, che cercano invano di trovare una soluzione pacifica. C'è posto solo per il piombo, e Tom, oltre ad affrontare la diffidenza dei paesani, deve difendersi da loro, tornare a impugnare una pistola, uccidere Grimsell e tornare ad affrontare il figlio, stavolta al fianco  della  futura sposa. 


 Un notevole B -  Movie diretto  da un regista molto solido che sa il fatto suo. Inserita pienamente in quel gruppo di pellicole che affrontano i miti del genere più rappresentativo del cinema hollywoodiano, l'opera segue qurl filone più "psicologico" in cui la figura iconica del pistolero viene affrontata in modo più complesso, mettendone in evidenza, più che il mito in sè, la reazione ad esso del protagonista, deskderoso di tornare alla famiglia e a una vita normale più che di rinvigorire la sua "leggenda" (ci viene in mente il paragone con "IL ROMANTICO AVVENTURIERO", 1951, di Henry King, con un Gregory Peck baffuto, imbruttito e imbolsito che interpreta un eroe simile). Ciò va posto accanto  a un notevole senso dell'azione e alla capacità di ridurre all'essenziale la storia e, allo stesso modo, di definire lo spazio in cui gli uomini agiscono (vi sono alcuni campi lunghi, solitamente ridotti all'osso in queste produzioni). E l'uso abbondante dei clichè del genere, comune a tante pellicole del filone, non risulta affatto tedioso, consentendo anche al protagonista, pur con i suoi limiti in fatto di espressività facciale, di disegnare bene un personaggio tormentato dai drammi del passato ma desideroso di rifarsi un futuro. 

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