GERMANIA ANNO ZERO (1948, ROBERTO ROSSELLINI).

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Berlino, 1946.Il piccolo Edmund vive con la sua famiglia ed altre persone (in tutto dieci ) in una catapecchia, in uno stato di continua tensione con il burbero padrone a causa della fame. Suo padre, gravemente malato, e suo fratello, ex-nazista che non osa farsi vedere fuoricasa in quanto ricercato dalla Polizia, sono due bocche in più da sfamare, anche se il piccolo vuol loro molto bene. Sua sorella si prostituisce, e in fin dei conti chi porrta qualcosa da mettere sotto i denti, quando gli riesce, è lui, muovendosi fuori casa con l'esperienza i un bambino cresciuto troppo presto, tra lavori saltuari e amicizie improvvisate con bambini disperati quanto lui ma meno propensi a farsi scrupoli se c'è da rubare o (le bambine) prostituirsi. Un giorno, incontra un suo vecchio maestro di scuola di idee naziste, che gli inculca un'idea secondo cui in questo mondo non ci sono valori. "I deboli devono soccombere, i forti sopravvivere", gli dice. Ogni volta che torna a casa, vede sempre la stessa miseria, la medesima cattiveria negli altri, che pian piano s'inculca nel suo cuore buono, instillando nel suo animo la malapianta dell'influenza dell'uomo su di lui, portandolo a concepire un piano malvagio per uccidere l'anziano e sofferente genitore. Con conseguente finale tragico.

Nel terzo film della sua cosiddetta trilogia antifascista , venuto dopo Roma città aperta e Sciuscià, il regista romano toglie qualsiasi accenno di speranza, anche minimo, presente nel secondo lavoro citato. Niente eroismi, nè solidarietà tra disperati, la camera gira attorno alle loro esistenze, ora errabonde, ora fisse nell'attesa di un destino ineluttabile, fisse tra le quattro misere mura di abitazioni squarciate dalle bombe o disperatamente erranti con le loro facce livide di rancore e di quella miseria che viene dalle pance vuote e che ti fa guardare sempre in cagnesco i ttuoi improvvisati compagni di miseria. Rossellini va all'origine fisica del male, incunea neorealisticamente la macchina da presa per le strade della città che fino a pochi anni prima uno dei luoghi delle oceaniche adunate hitleriane riprese da Leni Riefenshtal nei suoi documentari ammiratissimi da Scorsese e dall'ebreo Spielberg. Ma qui il susseguirsi dei palazzi sventrati e delle misere esistenze che vi sono dentro mostra la menzogna di quel mondo, il rovescio della medaglia, il lato oscuro di quelle tronfie adunate, le cui controfigure, il pubblico vociante che esaltava le gesta di un pazzo e ne adorava teisticamente la figura, ora vive il dramma di quella ideologia disumana, le tragiche conseguenze di quel momento lunghissimo di bestiale disumanità.    

 




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