BERLIN - JERUSALEM (ISRAELE - ITA - FRA -GER. Di Amos Gitai . 1989, dramm.)

 



Elsa e Tania si sono conosciute negli anni venti, in una Berlino già scossa dal dramma del dopoguerra e dalle prime violenze naziste. Sono accomunate dalla passione per l'arte, il teatro e la poesia. Ma Tania, donna russa dal carattere forte e femminista convinta, decide presto di andare in Palestina, a fondare il primo Kibbutz. La sua amica (anche se non si tratta solo di amicizia) giudea, poetessa espressionista Else Lasker-Schuler, resta a Berlino e assiste alla drammatica ascesa al potere di Hitler. Ma poi decide di andare a Gerusalemme.  Sogna di costruire un parco, immaginato come punto d'incontro tra arabi ed ebrei, ma poi, in un lungo piano-sequenza finale che la condurrà idealmente dagli anni trenta del novecento alle violenze più recenti, comprenderà che la guerra la seguirà sempre, e che nella Terrasanta stessa Caino non ha mai smesso, iin fondo, di uccidere Abele.

L'opera è, nel tema trattato del viaggio e dell'emigrazione, una ripresa (con molte varianti) del primo lavoro di Gitai su questo argomento, ESTHER (1986). Diviso tra una parte (quella della descrizione del Kibbutz) in cui, evidenziando la sua origine di autore di documentari, Gitai sceglie di far entrare lo spettatore nel contesto storico del tempo, ed altre in cui, invece, domina un simbolismo forse eccessivo, figlio di un improbabile incontro tra Jean-Luc Gòdard e Werner Herzog, il film, che descrive quasi in parallelo i viaggi delle due protagoniste, si chiude con l'amara riflessione di Elsa, venuta nella Terra Promessa per sfuggire alla guerra e trovatasi nel bel mezzo di un'altra guerra, la quale realizza con amarezza l'impossibilità di togliere la guerra (e la violenza) dal percorso della vita umana.

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