NON CI RESTA CHE PIANGERE (1984. ROBERTO BENIGNI E MASSIMO TROISI )

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Frittole, millequattro (quasi millecinque). In   questo villaggio giunge una coppia di amici che non sa di aver fatto un bel salto nel tempo. Mario (Troisi), bidello napoletano in una scuola elementare, e Saverio, che vi lavora come maestro, devono fermarsi in mezzo alla campagna per un guasto dell'auto. Cercano qualcuno che li aiuti, tantopiù che piove a dirotto. Si trovano improvvisamente sbalzati nel tempo, dal 1984 alla fine del '400. Assistono ad una quotidianità cui, ovviamente,  non sono abituati. Un omicidio con lancia nella stamperia dove si sono rifugiati, l'incontro con Savonarola, lo scontro con le pessime abitudini igieniche dei villici segnano l'inizio del loro contatto con quel periodo. Disperati, i due cercano di tornare al loro tempo,  ma pian piano sembrano apprezzare gli aspetti positivi del luogo,  specialmente la grazia delle sue giovani abitanti. Ma Saverio ricorda che siamo nel 1992, anno della scoperta dell'America.  Un evento di cui lui, comunista di vecchia data, ha una visione negativa...i due finiscono a Palos e cercano invano di fermare le caravelle. Durante il viaggio, incontrano addirittura l'esilio Leonardo...


Il salto nel tempo. Un tema che da sempre ha affascinato gli uomini. Come reagiremmo se, per qualche motivo a noi ignoto, ci trovassimo letteralmente scaraventato in un tempesta e in un luogo diversi e lontanissimi dalla sicurezza del nostro contesto spazio-temporale abituale,  e ci trovassimo in un mondo a noi ignoto, tra gente che veste in modo per noi inusuale e ha modi ed abitudini del tutto differenti?

Tra gli esempi letterari, importante per il cinema è Un americano alla corte di Re Artù, che Mark Twain pubblicò nel 1899 e sa cui David Butler ricavi un film nel 1931. Oppure la saga di tre film anni ottanta di Ritorno al futuro di Robert Zemeckis,  in cui Marty McFly (Micheal J. Fox) scorrazzava lungo il tempo e veniva sbalordito prima nel 1955, poi in un futuro non indicato e infine nel vecchio West a bordo della sua Deloreal. Per non parlare di Spielberg e del suo Jurassic Park. O del Raimi di L'armata delle tenebre (Army of darkness, 1992 , terzo capitolo della serie  La casa), in cui il protagonista viene letteralmente sballottato nel medioevo, trovandosi nel bel mezzo di una guerra per il possesso di un feudo ed avendo a che vedere con libri magici, formule rituali e ogni sorta di mostri alati o scheletrici che deve combattere  per poter tornare al suo tempo (evidente l'intento parodistico rispetto ai due precedenti). La differenza è che, nelle opere citate, il passaggio temporale avviene tramite strani strumenti "scientifici" oppure la spinta di elementi mostruosi o spinte del vento. O in ogni caso qualcosa  che rompe improvvisamente il trantran. Qui, invece,  il raccordo avviene avviene tramite un comune passaggio a livello con tanto di casellante e un'auto in panne. I due si trovano direttamente in un altro tempo,  senza alcuna spiegazione. In un periodo storico ben preciso, senza che possano fare nulla per tornare alla loro vita precedente. Anche se Frittole non è mai esistito (è stato ricostruito a Cinecittà,  mentre gli esterni vennero girati nella campagna laziale).

 I due registi trattano il soggetto con leggerezza,  così come leggera (oserei dire leggiadra) e semplice è la loro regia, priva di memorabili guizzi estetici ma concepita in questo modo per sottolineare la bravura dei due comici. 


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