QUEL POMERIGGIO DI UN GIORNO DA CANI (1975. POLIZIESCO. DI SIDNEY LUMET)

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Sonny e Sammy (Al Pacino e John Cazale) sono due reduci dal Vietnam che non si sono riadattati alla vita sa civili, come tanti. Decidono di fare irruzione in un grande istituto bancario, ma qualcosa non funziona.  Sono costretti a barricarsi dentro l'edificio e a prendere come ostaggi il direttore e alcune impiegate. Alla polizia che circonda il luogo, Sonny chiede un aereo per l'Algeria. Ma, di fronte alla testardaggine dei rappresentanti della legge, ciò che cambia è,  inaspettatamente,  proprio il rapporto tra i due rapinatori e gli stessi ostaggi, diventato col tempo sempre più empatico dopo la paura iniziale. I poliziotti cercano in tutti i modi di incastrarlo, mettendolo in comunicazione con sua moglie (i cui rapporti con lui erano ai minimi termini) e persino con il ragazzo con cui aveva una relazione omosessuale.  Alla fine non riuscirà nel suo intento, ma si guadagnerà il consenso degli ostaggi e della gente fuori dall 'edificio, man mano più numerosa.

IL film,  ispirato a un fatto realmente accaduto,  è una pietra miliare del cinema americano anni settanta,  che in meno di due ore mette in scena  molte delle pulsioni più dolorose e drammatiche dell'America post-Vietnam, sull'onda di pellicole come Ciao America di De Palma e ideologicamente all'opposto di personaggi come il Callaghan dell'omonima serie impersonato da Clint Eastwood.  Lumet sceglie, anche nello studio psicologico della figura del protagonista,  la continuità con il suo Serpico nel penetrare dentro le pulsioni più profonde della realtà metropolitana statunitense, e ciò lo porta a privilegiare l'aspetto intimista rispetto all'azione e al ritmo incalzante che di solito erano il fiore all'occhiello di pellicole simili 



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