TERESA RAQUIN (DRAMM. FRANCIA 1953. MARCEL CARNÈ)

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FRANCIA \ ITALIA, 1953. BIANCO E NERO

REGIA: Marcel Carnèt

SOGGETTO: Da un romanzo di E. Zola

SCENEGGIATURA: Marcel Carnè e Charles Spak

CON: Simone Signoret, Raf Vallone, Roland Lesaffre, Jacques Duby, Sylvie

Il Primo lavoro lavoro di Carnè senza Jacques Prèvert, con cui aveva sciolto il sodalizio iniziato negli anni trenta del XX secolo che ebbe come frutto la corrente del Realismo poetico (lui alla regia, lo scrittore alla sceneggiatura), importantissima per lo sviluppo del Neorealismo italiano e deel Noir hollywoodiano. Dal romanzo omonimo di Emile Zola.. 

Teresa Raquin (Signoret) vive a Lione un matrimonio apparentemente stabile ma in realtà infelice con Camillo (Duby), imprenditore di stoffe dal carattere debole e mediocre, attaccato alle regole sociali e alle norme del buon costume. L'incontro con Lorenzo (Vallone), amico del marito, camionista italiano rude e passionale genera amore a prima vista e scopre il velo sull' aridità del mènage tra i due sposi. Dapprima  segreta, la relazione amorosa si palesa sempre di più agli occhi di Camillo e dell'astiosa madre (Sylvie), che lo domina e non ha mai amato la nuora. I due progettano di fuggire, ma Camillo, che ha ancora qualche speranza di salvare almeno le apparenze, convince la moglie a un viaggio riparatore a Parigi. Lorenzo, entrato di nascosto nel vagone, uccide l'uomo, ma  non si accorge che c'è un testimone, un marinaio, il quale, per denaro, ricatta i due e minaccia di raccontare tutto per lettera alla Polizia. Il destino degli amanti è segnato..

Quale aspetto del romanzo di Zola, qui trasportato in un ambiente contemporaneo dal regista e dallo sceneggiatore belga Charles Spaak (padre di Catherine), poteva interessare a Marcel Carnè? Certamente la concezione borghese del matrimonio inteso come fatto sociale e come unione che, agli occhi della società, era perfetta ma che nascondeva il marcio all'interno, fuori dagli sguardi della gente. Vi si aggiunga la scelta di interiorizzare, di approfondire e di far esplodere i sentimenti in modo quasi primitivo, prorompente (si veda anche il François impersonato da Jean Gabin in Alba tragica del 1939, di cui ho scritto qui - vedasi link ) che tradisce in Carnè la bravura nello sfrondare passioni e sentimenti liberandoli da eccessi da feuilleton mescolandoli al suo abituale interesse per il sociale, ricostruito (e quindi accentuato in senso poetico) negli studi cinematografici di Neuilly, suoi set abituali, e a Lione per gli esterni. 

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