JOHN RAMBO (2008. SYLVESTER STALLONE)

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Per il quarto capitolo della serie, Stallone sceglie di curare anche la regia. Trovandosi a lavorare sul personaggio davanti e dietro la macchina da presa, con annesse differenze di ruoli. John Rambo, rifugiatosi in un angolo isolato tra Birmania e Thailandia per dimenticare e rifuggire la guerra, viene contattato da un gruppo di missionari di una confessione protestante, il cui capo gli chiede di accompagnarli in Birmania per aiutare i contadini del posto, tutti cristiani, vessati e massacrati da soldati e feroci pirati moderni che girano impuniti per il fiume. Alla finecapirà che, per quanto voglia fuggirne, la guerrafa parte del suo destino.  E se ne va, da solo, mentre gli altri, i superstiti, si ritrovano e si abbracciano felici di essersi salvati ma tristi per gli amici morti. Tra sparatorie, stupri e quintali di Grandguignol,  lo Stallone regista aiuta lo Stallone sceneggiatore e quello  protagonista a distanziarsi in parte dalla tronfiezza che aveva caratterizzato il secondo e il terzo episodio della saga, tornando al pessimismo quasi eversivo degli esordì.  Riuscendoci, almeno in parte. E sfruttando i limiti di attore di Sly proprio per favorire questo ritorno alle origini. Molto meglio del quinto,  inguardabile, capitolo, Rambo -last blood (2019, Adriano Grumberg). In arrivo anche un sesto capitolo.

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