DISTRETTO 13 - LE BRIGATE DELLA MORTE \ JOHN CARPENTER. AZIONE. USA, 1977

REGIA, MUSICA E MONTAGGIO: John Carpenter.

CON: Austin Stocker.

FILM IN ITALIANO (OTTIMA COPIA) SU https://youtu.be/DpSVSw_Smmo


A un tenentino di color fresco di nomina (Austin Stoker) è affidato il facile compito di evacuare un distretto di polizia in disarmo, in una zona di Los Angeles in cui non c’è legge e spadroneggiano bande di teppisti armate fino ai denti, uccidendo passanti a caso. Nel frattempo, un convogli con tre condannati a morte che vanno alla sedia elettrica fa sosta presso il distretto. Durante una rapina a unn chiosco dei gelati, una bambina viene uccisa e il padre, che ha visto tutto, ammazza un capogang per disperazione. Migliaia di delinquenti cingono d’assedio il distretto, dove lui si rifugia, Inizia un lungo assalto in stile western, con solo il tenente, due segretarie e i tre prigionieri contro migliaia di assassini.

Per questo suo secondo lavoro, ancora oggi amato da tanti registi e con cui, dopo l’esordio con il fantascientifico Dark Star (1974), iniziò a farsi apprezzare, John Carpenter, che qui ha scritto, diretto, sceneggiato, montato e - colonna sonora meravigliosamente funk - musicato l’opera) voleva girare un Western, per l’esattezza il rifacimento di un classico del genere, Un dollaro d’onore (Howard Hawks, 1959). Addirittura, Carpenter sottolinea il suo amore per quel film firmandosi, come montatore, col nome di John T. Chance, il personaggio di John Wayne nella pellicola in questione.

Ma, a causa del budget esiguo e visto che il genere non attirava più il pubblico come in passato, su richiesta di produttori e distributori egli virò verso quello che, almeno apparentemente, è un poliziesco. Ma di questo genere manca la lotta, il contrasto, nè vi è la possibilità di affrontare il nemico a viso aperto.
Dell' Horror mancano i riferimenti al soprannaturale, ma c'è, per tutto il film, l'attesa spasmodica, quasi al cardiopalma, della conclusione. Ma manca ogni riferimento al soprannaturale, e le scene in cui vediamo sangue scorrere, a parte un caso, non ci sono. In realtà, è proprio al western che il film si avvicina maggiormente. O, almeno, ripropone e ridà freschezza al tema dell'assedio, con il commissariato dismesso a guisa di un moderno Fort Apache, i quattro uomini che vi si trovano assediati al posto dei soldati e un esercito di migliaia di delinquenti al posto degli Indiani che assediano.
A rafforzamento di ciò, notiamo che solo in un paio di circostanze, all'inizio, sentiamo soltanto per un minuto la voce di questi assassini, la cui presenza viene appena sottolineata con pochissimi primi piani in apertura.

Per il resto, essi, come gli assedianti indiani, fanno sentire la loro presenza solo da lontano, sembrano quasi non avere un volto, e la loro storia è solo intuibile.

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